Un compleanno indimenticabile

Era il giorno del mio compleanno. Mi stavo preparando per andare a scuola, quando, sullo specchio del bagno apparvero delle lettere, tutte in disordine: non formavano una parola, ma erano messe lì a caso; provai a leggere, ma non successe niente.
A scuola avevo festeggiato con i miei amici e, quando arrivai a casa, andai in camera mia a portare la cartella, quando, ad un tratto, sentii dietro di me delle vocine che mi cantavano “Tanti auguri”. Mi voltai e vidi i miei peluches, tutti lì, in riga, che cantavano, tutti contenti, senza porsi alcun problema. Arrivò in camera mia sorella, e, siccome loro avevano smesso di cantare, non si accorse nemmeno della loro presenza.
Era pronto il pranzo, i miei peluches mi seguirono (anche se non volevo) in sala da pranzo. Mia mamma mi aveva preparato una torta e, quando arrivò in tavola, i peluches ricominciarono a cantare. Mia mamma si guardò intorno stupita, ma, non vedendo niente, si tranquillizzò. Poco dopo ci fu la stessa scena, questa volta però mi chiese se anch’io avevo sentito qualcosa. Io le risposi di sì, ma che probabilmente quello strano rumore arrivava dalla strada.
Nel pomeriggio mia mamma andò al lavoro e i peluches iniziarono a saltare di qua e di là e a combinare guai. Il gattino finì tra le zampe del mio cane, l’orsetto era andato in cucina a mangiare il miele e il delfino in bagno a nuotare. Per fortuna riuscii a sistemare tutto prima del ritorno di mia mamma.
Tornai in camera con tutti i peluches sani e salvi e chiesi loro come avevano fatto a parlare e a muoversi. Loro mi risposero che le lettere sullo specchio di quella mattina erano una formula magica, “Questa magia” continuarono “dura solo un giorno: quello del tuo compleanno!” urlarono in coro.
Allora iniziai a far loro  domande su come giocavo con loro quando ero piccola e molte altre domande, mentre loro erano sempre pronti a rispondermi, fino a che quel bel giorno finì; i miei peluches vennero a salutari uno a uno prima di tornare come prima e al proprio posto.
Era stato bello poter parlare con loro ed ero anche un po’ triste perché quella giornata insieme a loro era già finita!

Gaia

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