Il cimitero

Come ogni sera, andai a giocare con miei amici nella piazza di Paisco, ma, per una scommessa, dovetti andare al cimitero e starci fino alle prime ore del mattino. Cosi andai da mia nonna, presi l'occorrente e mi avviai. Passai vicino alla casa di Maria Chiapparini, superai il fienile di mia nonna e passai davanti alla casa di Certy, un gatto grigio molto bello. Arrivato davanti alla chiesa vidi Don Ugo e gli chiesi se era aperto il cimitero; lui rispose: “Cosa vuoi andarci a fare?” Gli risposi dicendo una bugia: “Mia nonna mi ha mandato a fare una cosa importante”. A giudicare dalla sua faccia, sembrava che non ci credesse, ma infine mi lasciò passare. Arrivato davanti al cancello lo aprii e subito mi vennero i brividi, però vidi che c'era ancora il custode Mario e suo figlio Giovanni. Mi avvicinai e gli chiesi se mi poteva chiudere nel cimitero ma lui rispose: “Ma sei stupido o che?” Mi buttò fuori a calci, chiuse il cancello e se ne andò a casa. Nel frattempo pensai a come potevo entrare e mi ricordai che, sulla via Nazionale, c'era una grata che apparteneva a una vecchia cappella che venne distrutta quando allargarono il cimitero, mentre era rimasta la finestra nel muro. Usando un chiodo, riusci a scassinare il lucchetto e aprii la grata. Quando fui dentro pensai: “Era meglio se stavo a casa”. Mi avvicinai ad una panchina dentro la cripta e mi sedetti, guardando una lapide con scritta una data illeggibile per la troppa polvere. Tuttavia una folata di vento fece volare via la polvere e vidi che c'era scritto:
*1/5/1807
+5/11/1958
Pensai che era solo la stanchezza che mi faceva leggere male le date, ma poi avvicinandomi vidi che era tutto vero. Pensai intanto: “Forse è meglio dormire”. E cosi feci; mi sdraiai sulla panchina, presi la coperta e mi addormentai. Verso le 02:03 mi svegliai sentendo le campane battere le ore e mi sentii come se qualcuno mi stesse schiacciando la testa. Di colpo mi alzai e vidi che la lapide era stata aperta e dentro vidi una bara aperta con un cumulo di ossa gialle. Mi vennero i brividi a vedere quella scena macabra e cercai di andare verso la camera mortuaria che però era chiusa. L'unico modo per entrarci era una finestra all'esterno del cimitero. Non sapendo più dove andare a riposarmi gironzolai con la pila attraverso le lapidi, fino ad un certo punto, quando mi inciampai su un cordolo appartenente al sentierino. Poco dopo vidi una strana luce attraversare il cimitero e sentii anche una strana voce dirmi: “Non avvicinarti”. Io chiesi alla strana voce cosa significava, ma non mi sentii più nessuno. Camminai ancora, finché arrivai davanti alla chiesetta del cimitero e vi entrai poiché ero stanco. Mi sedetti su una sedia e mi addormentai. Quando mi svegliai erano passate da poco le 4:30. Allora sentii un miagolio, accesi la torcia e vidi che era Certy, il gatto grigio. Mi chiesi da dove era entrato e mi ricordai che non avevo chiuso la grata. Certy più volte si avvicinò paurosamente a me come per dirmi qualcosa, ma io non capivo i suoi miagolii. Presi Certy in braccio, lo misi sotto la mia coperta e mi sedetti su  un gradino a dormire. Mi svegliai di colpo. Erano le 6:30 quando senti un rumore come se qualcuno avesse aperto un loculo. Mi avvicinai ad esso e vidi che era stato aperto e che mancava una bara. Dietro alla schiena sentii una voce e poi  vidi molte luci girare per il cimitero: ERANO FANTASMI! Subito presi Certy e scappai, ma la grata era stata bloccata da qualcosa e non si apriva più. Certy cerco di scappare e ci riusci, perché aveva trovato una fessura nel muro adatta per gatti di media taglia. Subito cercai di nuovo di scappare e provai ad arrampicarmi sul muro, ma, arrivato in cima, qualcosa mi trascinò giù e vidi che era un fantasma. Mi aggrappai poi ad una lapide e finalmente riusci a scappare, tentai di arrampicarmi sul cancello, lo scavalcai e scappai via per il paese. Arrivato davanti alla casa del padrone di Certy, vidi che era lì a dormire nella sua cesta. Appena mi vide mi venne incontro come per dire “Sei salvo”. Verso le 9.00 del mattino vidi i miei amici e dissi loro che avevo vinto la scommessa, ma loro, non credendoci, andarono a guardare le telecamere del cimitero e videro che erano state strappate; subito la colpa fu data a me, ma loro ottennero comunque una prova vedendo il mio zaino impigliato sopra il cancello del cimitero. Così da quel giorno mi chiamarono l' avventuriero e tentai nuove altre scommesse impossibili.

Dario

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